Speriamo che gli errori marchiani nelle lettere dell’Agenzia siano casi-limite
Caro Direttore,
ho letto con interesse la lettera del collega Sandro La Ciacera (si veda “Le lettere dell’Agenzia? Inviate senza alcun controllo preventivo”), che ho apprezzato nei contenuti e nei toni.
Purtroppo non fa che confermare la sensazione che molti di noi hanno avuto in relazione all’ondata di missive inviate in questi giorni ai contribuenti dall’Agenzia delle Entrate, ovverosia che queste siano viziate da frequenti e spesso macroscopici errori.
Vorrei quindi anch’io riportare un caso reale. La scorsa settimana è giunta sulla mia scrivania una lettera con la quale l’Agenzia segnalava al contribuente, tra le altre voci “significative” di spesa sostenute nel 2010, le seguenti:
- acquisto fabbricato;
- canoni di locazione;
- acquisto titoli e azioni.
Il contribuente, tuttavia, a meno di acquisti avvenuti “a sua insaputa” (d’altronde, la cronaca politica dell’ultimo annetto ci ha abituato ormai a tutto...), nell’anno 2010:
- non ha comprato alcun immobile;
- non ha sostenuto alcun canone di locazione immobiliare (mai, peraltro, in vita sua, è stato parte di un contratto di locazione immobiliare in qualità di conduttore);
- non ha effettuato alcun investimento finanziario (non possiede nemmeno un dossier titoli presso la propria banca).
Giusto ieri ho sentito un collega, il quale mi riportava ulteriori due esempi di lettere recanti errori marchiani: in un caso è stata indicata la “X” sulle voci “acquisto fabbricato” e “acquisto autoveicoli, moto e caravan”, mentre in un altro veniva evidenziata la presenza del solo “acquisto fabbricato”. È forse pleonastico aggiungere che in nessuno dei casi citati vi era corrispondenza alcuna con la realtà.
Alla luce delle suddette testimonianze (e delle ulteriori che si raccolgono in questi giorni parlando con la gente), pur nella consapevolezza che non si tratti certo di un campione avente rilevanza statistica, mi riesce davvero difficile credere che tra i dati a disposizione dell’Agenzia e quelli a conoscenza del contribuente vi sia coincidenza nel 99,9% dei casi, come affermato di recente dal Direttore Luigi Magistro.
Preciso che l’idea delle missive “preventive” mi è piaciuta sin da subito, perché consentiva di attivare quel processo di moral suasion in grado di indurre quel contribuente poco incline alla pedissequa osservanza della disciplina tributaria ad un adeguamento “spontaneo” del proprio reddito dichiarato, se non già intervenendo sul passato mediante l’istituto del ravvedimento, quantomeno in occasione della prima dichiarazione utile, con significativi risparmi di tempo e di risorse pubbliche da dedicare all’accertamento.
Se, però, le missive in parola fossero davvero viziate a monte da un controllo preventivo approssimativo, in un momento di crisi e depressione collettiva come quello che sta attraversando il Paese, si correrebbe davvero il rischio di esacerbare il rapporto, già piuttosto teso (anche e soprattutto per colpa dei media), tra Fisco e contribuente, cosa assolutamente da scongiurare.
Mi auguro davvero di essere incappato in casi-limite particolarmente sfortunati e che l’Agenzia delle Entrate prosegua nella sua attività di perseguimento dell’evasione fiscale con attenzione ed equilibrio, nell’attesa che, prima o poi, si dia vita ad un’Agenzia delle Uscite altrettanto efficiente e dotata di poteri coercitivi analoghi (così da sedare i mal di pancia che provo continuamente di fronte a certi servizi di Striscia La Notizia e de Le Iene...). Ma questa è, forse, un’altra storia.
Giovanni Gasparoni
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia
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