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Negli ultimi cinque anni introdotte 35 nuove agevolazioni fiscali

/ REDAZIONE

Mercoledì, 22 luglio 2015

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Invece di ridursi, aumentano. Gli sconti fiscali, entrati ormai anche nel mirino della spending review, negli ultimi cinque anni hanno visto 35 nuove voci aggiungersi a un elenco che, al momento, conta 282 agevolazioni fiscali, quelle “censite” dal Ministero dell’Economia e allegate al bilancio dello Stato per il 2015. A fare il check up delle agevolazioni fiscali è stata ieri la Direttrice del Dipartimento delle Finanze Fabrizia Lapecorella, nel corso di un’audizione in Commissione Finanze del Senato sullo schema di DLgs. attuativo della delega fiscale e contenente norme in materia di stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e di monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale (Atto n. 182).

Nel dettaglio, dal 2011, anno del famoso “rapporto Ceriani”, che aveva censito addirittura 720 voci, guardando ad ampio spettro anche ad esempio a quelle relative alle imposte locali, nove agevolazioni sono state cancellate, ma altre 35 sono state introdotte, ad esempio l’ecobonus per la riqualificazione energetica.

Per valutare su quali intervenire, ha spiegato Lapecorella, bisognerà anche guardare la loro natura e le implicazioni connesse a ogni eventuale taglio. Perché, ad esempio, ci sono 84 sconti “strutturali” – che valgono il 5% del PIL, la metà del valore totale del mancato gettito, che supera i 160 miliardi – che fanno cioè parte del sistema e che per essere cancellate necessariamente comporterebbero una “riforma complessiva del sistema impositivo”. Anche un intervento su quelle non strutturali (188 voci che valgono a loro volta all’incirca l’altro 5% di PIL) va però ben calibrato, perché “l’eliminazione di alcune di queste spese fiscali potrebbe comportare un notevole aggravio per alcuni soggetti con impatti non trascurabili sull’economia reale e sulla distribuzione dei redditi”.

Anche Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ha sottolineato la necessità della cautela nell’intervento sulle tax expenditures, invitando a concentrarsi, “per interventi immediati”, sugli sconti per i quali “è più difficile rintracciare finalità di sistema e più evidenti sembrano le forme di sussidio implicito a specifici settori e gruppi di interessi”.

L’Upb ha condotto un’analisi delle agevolazioni incrociando i dati del MEF con quelli del gruppo Ceriani, rilevando che le agevolazioni di maggiore dimensione finanziaria “sono quelle per le quali sono identificate finalità di garanzia di principi costituzionali”, come le detrazioni per fonte del reddito (37,8 miliardi) e per i carichi familiari (11,2 miliardi), oppure “obiettivi di rilevanza sociale”, come le aliquote ridotte IVA al 4% e 10% (gli sconti sull’IVA valgono in totale 43,6 miliardi). La maggior parte delle agevolazioni, l’80%, sottolinea ancora l’Upb, è “generale”, mentre il restante 20% è “settoriale”. Tra gli sconti di settore, al top si trovano edilizia e mercato immobiliare, che comportano una perdita di gettito di 12,9 miliardi. (Redazione)

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