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FISCO

Con la riforma fiscale «made in Trump», gli Usa lanciano una sfida all’Ue

Con BEAT, GILTI E FDII si vuole incentivare l’allocazione dei beni immateriali in capo a società residenti e favorire produzione interna ed esportazione

/ Enrico ZANETTI

Sabato, 11 agosto 2018

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BEAT, GILTI e FDII: sono queste tre sigle, molto più della riduzione dal 35% al 21% dell’aliquota ordinaria della tassa sui redditi delle società, a caratterizzare la rivoluzione fiscale statunitense “made in Trump”, approvata alla fine del 2017 e in vigore a partire da quest’anno.

La BEAT (Base Erosion Antiabuse Tax) è una sorta di minimum tax a carico delle società residenti negli USA che deducono dalla propria base imponibile “pagamenti” a favore di consociate estere per i servizi ricevuti, per l’utilizzo di beni immateriali o per l’acquisto di beni ammortizzabili.
In pratica, anche in totale assenza di condotte elusive, l’imposta Usa sulle società, calcolata nei modi ordinari, non può in ogni caso essere inferiore al 10% del reddito assunto

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