Limitare a due le fasce per favorire l’estrazione dei revisori degli enti locali
Gentilissimo Direttore,
dopo circa quattro anni dall’entrata in vigore delle nuove modalità di nomina, mediante estrazione, dei revisori degli enti locali, qualche riflessione forse è opportuno farla.
Premetto che sono un “fortunato” estratto nel marzo 2013 dall’elenco della Regione Puglia per fare il revisore in un ente locale di prima fascia.
Parto dal riepilogo regionale 2016 per fascia di enti locali pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno nell’area Finanza Locale e, in particolare, dai dati riportati per la mia Regione di appartenenza.
Proprio la Puglia rappresenta la Regione con il “peggiore” rapporto enti locali interessati al sorteggio nel 2016 (293) e revisori iscritti (2.090), con un rapporto percentuale pari al 14,02%. Se poi confrontiamo i dati per la fascia 1, Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, il rapporto passa drammaticamente da 85 enti locali rispetto a 1.982 revisori sorteggiabili, con una percentuale del 4,29%.
Ergo, è molto più probabile vincere al superenalotto che essere estratti come revisore degli enti locali.
Questa situazione, di fatto, scoraggia tantissimi colleghi, in particolare giovani commercialisti iscritti alla prima fascia perché senza alcuna esperienza pregressa, sia nel mantenere l’iscrizione nell’elenco e quindi seguire la specifica formazione obbligatoria, sia nel considerare quello degli enti pubblici un campo di specializzazione professionale da esplorare.
Dalle informazioni che ho raccolto, quale componente della Commissione enti locali del mio Ordine professionale che organizza già da qualche anno un interessante programma di iniziative di formazione, emerge che la possibilità di svolgere l’esperienza di revisore non è tanto legata all’opportunità di guadagno, quanto a quella di poter fare almeno una volta un’esperienza nell’ambito degli enti locali e potersi confrontare direttamente con le molteplici problematiche economico-finanziarie di un ente pubblico.
Da questo mi permetto sommessamente di fare una doppia proposta: una di carattere normativo sulle modalità di iscrizione nell’attuale elenco e l’altra, immediatamente praticabile, di natura professionale.
Quella di carattere normativo riguarda la possibilità di limitare a due il numero di fasce di Comuni di appartenenza che un iscritto all’elenco può scegliere in sede di iscrizione annuale. Nel caso della mia Regione, per esempio, ridurremmo le fasce 1 o 2 di 495 iscritti, pari a coloro che sono iscritti nella fascia 3, dando quindi maggiori probabilità di estrazione in quelle fasce.
L’altra proposta, che potrebbe essere attuata dagli Ordini professionali, è quella di “obbligare” ogni revisore estratto a farsi affiancare nel corso del triennio da un diverso collega per ogni anno d’incarico, iscritto nell’elenco e che non è mai stato estratto, privilegiando gli under 40. In questo modo, prendendo ad esempio il caso della Puglia, con le 293 estrazioni del 2016 nell’arco di un triennio potremmo coinvolgere nell’esperienza ben 1.347 colleghi e consentire a quasi tutti gli iscritti di poter almeno fare una reale esperienza negli enti locali.
E poi, in questo modo, combatteremmo “la solitudine del revisore unico”, sindrome che purtroppo coinvolge molti colleghi nel corso dell’espletamento dell’incarico.
Antonio Griner
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Trani
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